LA TERRA DEI POVERI

di Angelo Ferrari


Il libro cerca di ricostruire le vicende che per più di mezzo secolo accompagnarono l’eversione feudale e la distribuzione della terra nel comune di Borrello, con particolare riferimento alle iniziative della pubblica amministrazione e dei singoli cittadini, con cenni alle tecniche di lavorazione dei campi, ai prodotti raccolti e alla vita quotidiana dei protagonisti.
Per quanto riguarda il quadro storico nazionale, del Regno di Napoli prima e poi del Regno d’Italia, vengono presentati dei brevissimi cenni riferiti alla situazione storica generale, eccetto che per gli avvenimenti del 1799. Infatti nel capitolo relativo all’occupazione francese del Regno di Napoli la narrazione diventa particolareggiata, quasi una cronaca, per mostrare il modo in cui una vallata quasi isolata come quella del medio corso del fiume Sangro possa aver subito le conseguenze, talvolta anche spietate, di guerre, di politiche e rivolgimenti sociali che venivano decisi altrove, ma che investivano con tutta la loro drammaticità le contrade più remote.
Il libro ha anche lo scopo di esporre i fatti di cui si resero protagonisti i contadini, i poveri, le persone più in vista e le autorità cittadine di Borrello nel lungo processo di trasferimento della terra demaniale ai privati, con il fine di conoscere il mondo della civiltà contadina di un piccolo centro dell’Abruzzo montano. Nello specifico caso del Comune di Borrello i soggetti protagonisti furono essenzialmente tre. In primo luogo il Consiglio Comunale che, guidato da sindaci capaci, seppe portare avanti con costanza e determinazione una contesa che si protrasse per più di sessanta anni. I Baroni Mascitelli, possessori del feudo di Borrello, i quali sfruttarono ogni possibilità giuridica che permettesse di ritardare, e spesso ci riuscirono, la piena applicazione della legge sull’Eversione Feudale nel territorio di Borrello. Il terzo soggetto era costituito dai numerosi contadini, quelli più poveri, i senza terra che aspiravano a divenire coloni di quelle terre che la nuova legge avrebbe reso disponibili.
Dalla documentazione esaminata viene alla luce una realtà molto articolata all’interno della quale gli amministratori dovevano tenere conto di diversi aspetti che caratterizzavano i terreni oggetto delle leggi sull’eversione feudale. Nel comune di Borrello esistevano ampie zone che formavano l’insieme delle Terre Demaniali del Comune, vi erano poi le Terre Feudali concesse al barone feudatario e le Terre Burgensatiche, cioè personali del barone, infine vi erano le Terre Patronali dei piccoli proprietari. Nei documenti vengono indicate anche le Terre Incolte, termine riferito a tutte le terre di qualsiasi tipo che per varie ragioni non venivano messe a coltura; c’erano poi le Terre Sparse, cioè gli appezzamenti del demanio comunale che erano sparse in quasi tutte le contrade del paese; con il termine Terre Intersparse vennero indicate, limitatamente a singole circostanza, quelle porzioni demaniali che erano ubicate tra gli appezzamenti coltivati dai privati e quando queste terre vennero aggregate ai limitrofi fondi privati vennero chiamate Terre Aggiunte; in ultimo vengono menzionate le Terre Occupate, denominazione che veniva riferita ad alcune terre comunali che, durante le fasi di assegnazioni, erano state occupate dai contadini che le coltivavano abusivamente.

borrellosite è ideato, realizzato e diretto da Mario Di Nunzio